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Nuove generazioni: incontrare e conoscere

Nuove generazioni: incontrare e conoscere


L’arcivescovo ha iniziato il dialogo sottolineando l’importanza, all’interno della nostra società, delle nuove generazioni, che, figlie di immigrati, sono nate o comunque cresciute in Italia. «Questi giovani sono un patrimonio immenso, poiché testimoni di un incontro: cresciuti in Italia, hanno avuto anche l’opportunità di entrare in contatto con la tradizione e gli usi dei loro genitori». È perciò importante, secondo Perego, interessarsi di questo nuovo tassello di mondo giovanile. Ha poi posto un secondo punto importante: «Non bisogna lasciare i giovani senza una proposta». In tal senso l’arcivescovo ha esortato alla creazione di luoghi veri e propri in cui le culture si conoscano.
Perego ha poi ricordato che l’immigrazione è uno straordinario tesoro anche per la Chiesa: «Ha portato in Italia più di un milione di cattolici provenienti da 120 paesi differenti». Oltre all’incremento dei sacerdoti di nazionalità straniere, tale fenomeno ha portato una nuova sfida per la Chiesa stessa: riconoscere la cattolicità in tutte le sue espressioni, in particolare nel caso più evidente, ad oggi, che è la chiesa di rito orientale. Questo “incontro” fra credenze nel nostro paese favorisce una grande libertà religiosa. Alla domanda «Può questa libertà religiosa avere un ritorno positivo nei paesi d’origine?», Perego risponde che è impossibile non portare un esperienza di etica e di bene così significativa altrove, una volta vissuta e provata carnalmente.
L’arcivescovo ha inoltre stigmatizzato la chiusura al dialogo e alle nuove conoscenze. «Essa, infatti, preclude l’opportunità di evangelizzazione. È invece necessario portare la fede ed in maniera credibile, permettere così che possano incontrarla anche questi nuovi giovani».
Il relatore sostiene, infine, che è necessario che passi la nuova proposta di legge sulla cittadinanza estesa agli immigrati, per due buone ragioni. In primis il desiderio da parte dei giovani stessi: «Sono numerosissimi i ragazzi di origini straniere che credono nella cittadinanza italiana, per essere partecipanti attivi alla vita sociale, per vivere da protagonisti la realtà». Il secondo motivo è il senso di appartenenza: secondo quanto prevede lo “ius sanguinis” un qualsiasi abitante del mondo con genitori italiani ha diritto alla cittadinanza, senza magari conoscere neppure la lingua: «Per quale motivo, allora», si interroga Perego concludendo, «un immigrato che vive qui da sempre non può ottenerla?»

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